Centro Tedesco di Studi Veneziani

Persone/progetti attuali

Ottobre 2025

  • L'artista itinerante Friedrich Nerly (Erfurt 1807 ? Venezia 1878) e la sua produzione pittorica veneziana. Progetto di ricerca sul lascito di Friedrich Nerly, Angermuseum Erfurt
    Postdoc

    Storia dell'arte
    Il paesaggista tedesco Friedrich Nerly, la cui opera principale fu realizzata durante il suo quarantennale periodo a Venezia, può essere inteso durante questo periodo come un importante protagonista del vivace trasferimento culturale tra Germania e Italia. Dalla sua patria ha portato con sé due esperienze artistiche fondamentali: Da un lato, la nuova pratica del pittore di paesaggi, instancabilmente in movimento e che, sulle orme di Jean-Jacques Rousseau, determinava la scelta dei percorsi e dei motivi nelle sue escursioni naturalistiche. D’altra parte, porta con sé la pittura notturna di Dresda del periodo romantico come esperienza estetica centrale, con la quale riesce a trasformare la veduta veneziana in immagini di memoria immerse nel chiarore di luna. Per i suoi clienti internazionali ha dipinto la vista dalla Piazzetta sulla laguna illuminata dalla luna in 36 versioni. Si può dire che la pittura notturna veneziana del XIX secolo è strettamente associata al suo nome ed è diventato caratterizzante per lui. Con la sua “Piazzetta al chiaro di luna”, che è stata venduta in tutti i paesi del mondo ha ottenuto un vero successo mondiale.

    Il soggiorno di ricerca presso il Centro Tedesco di Studi Veneziani è collegato al progetto di ricerca che parte dai suoi dipinti e studi ad olio dell’Angermuseum Erfurt. Gran parte del lascito di Nerly fu trasferito direttamente dal suo studio veneziano a Erfurt nel 1883 e avrebbe portato alla fondazione dell'Angermuseum. Il progetto non solo porrà rimedio a un desiderio storico-artistico ma nel 2024 porterà a una mostra più ampia. Tra l’altro, mira a collegare il periodo creativo veneziano di Nerly, poco studiato, a delle nuove domande.

    Lo scopo principale del soggiorno di studio a Venezia è quello di esplorare la città e fare ricerche negli archivi. La quarantennale permanenza di Nerly in un prestigioso appartamento con atelier di Palazzo Pisani sarà ricostruita sulla base di fonti scritte, ma anche attraverso indagini in loco, unitamente alla questione della misura in cui al suo monolocale fu assegnato il ruolo di spazio espositivo per i “clienti” itineranti in termini di strategia di vendita. Sempre in loco verrà ricostruita la sua pratica di lavoro all’aria aperta. Quale sarà stato il potenziale innovativo scaturito dalle sue incursioni, all’interno dei quali Nerly ha prodotto i suoi studi a olio non solo durante le diverse ore del giorno, ma anche di notte, facendo una ricerca dei motivi, e scambiando il terreno solido delle fondamenta con la situazione instabile dell’acqua? Infine, dal punto di vista economico e storico-sociale, i suoi successi di vendita devono essere determinati sulla base della sua vasta corrispondenza, dei numerosi resoconti dei giornali, ecc. Nerly trovò presto importanti acquirenti per la sua produzione di quadri veneziani nelle nuove élite finanziariamente forti. Mentre i suoi primi quadri veneziani erano ancora acquistati dall'erede al trono russo, dall'imperatore austriaco e dal re prussiano, dopo, anche mercanti e viaggiatori di successo internazionale si interessarono presto ai suoi quadri.
    da Settembre 2025 a Ottobre 2025
  • Borsa di studio per artisti
    Letteratura
    da Ottobre 2025 a Dicembre 2025
  • Da Venezia a Berlino: opere d’arte bizantine, medievali e rinascimentali vendute al Kaiser-Friedrich-Museum dal mercante d’arte veneziano Alvise Bernardino Barozzi
    Postdoc

    Storia dell'arte
    I Musei Statali di Berlino possiedono numerose opere d'arte bizantine, medievali e rinascimentali: dipinti, sculture, oggetti liturgici, oggetti d'arte applicata che, nella seconda metà dell'Ottocento e soprattutto nei primi anni del secolo scorso, furono acquistate da Gustav Friedrich Waagen (1794-1868), Ignaz von Olfers (1793-1872) e, in seguito, anche da Wilhelm von Bode (1845-1929), succedutesi alla direzione delle collezioni reali. Diverse centinaia di oggetti provenienti dal mercato italiano giunsero a Berlino grazie alla politica culturale dell'epoca e al generoso finanziamento degli Hohenzollern. Molte di queste opere provenivano da città d'arte come Venezia, Ravenna, Firenze e Roma, oltre che dalla Campania, dalla Puglia e dalla Sicilia e arrivarono a Berlino grazie alla stretta collaborazione dei direttori dei Musei Reali con noti connoisseurs e abili mercanti d'arte italiani che sapevano esattamente quali oggetti d’arte procurare per colmare le lacune nelle collezioni berlinesi, in particolare opere del periodo paleocristiano e medievale. La politica culturale degli Hohenzollern e il desiderio personale dell'imperatore, infatti, erano rivolti a fare dei Musei Reali berlinesi un’istituzione che avesse pari prestigio e dignità dei grandi musei parigini o londinesi.

    Molti ricercatori, collezionisti appassionati ed esperti mercanti d'arte conoscono i nomi di Stefano Bardini (1836-1922) o di Ludwig Pollak (1868-1943). Il primo, conosciuto come “il principe degli antiquari”, lavorò a Firenze, così come il mercante d'arte Luigi Grassi, mentre Ludwig Pollak, celebre archeologo e art dealer praghese, visse e lavorò a Roma tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del secolo scorso. Particolarmente studiati sono stati anche alcuni mercanti d'arte veneziani, come Francesco Pajaro e Moise della Torre che furono in costante contatto con i Musei Reali di Berlino nella seconda metà dell'Ottocento, ma occorre ricordare un altro mercante d’arte veneziano particolarmente interessante: il barone Alvise Bernardino “Dino” Barozzi.

    Durante il mio lavoro di ricerca presso il Bode Museum e lo Zentralarchiv a Berlino ho spesso trovato il suo nome negli inventari del Kaiser-Friedrich-Museum, così come in molte lettere di trasporto che dimostrano la sua relazione con Wilhelm Bode. Si tratta della vendita di sculture, “vere da pozzo”, “patere” e dipinti antichi, alcuni dei quali sono oggi esposti o custoditi nei depositi dei Musei Statali.

    Alvise Barozzi fu particolarmente attivo tra il 1900 e il 1914 perché sapeva esattamente di cosa aveva bisogno Wilhelm Bode: opere d'arte di origine veneziana provenienti da edifici ecclesiastici, come abbazie e monasteri, oppure provenienti da collezioni private. Oltre a queste opere d'arte i Musei Statali di Berlino conservano anche le numerose lettere inviate da Barozzi a Bode spesso accompagnate da fotografie o schizzi delle opere.

    Il mio progetto di ricerca ha l’obiettivo di studiare questa ricca e ancora sconosciuta documentazione, conservata sia nella capitale tedesca, sia in alcuni importanti archivi veneziani per cercare di ricostruire la vita di Alvise Bernardino Barozzi, membro di una delle dodici famiglie “apostoliche” di Venezia, con particolare riguardo alla sua attività di mercante d'arte. Questa ricerca potrà contribuire a comprendere meglio sia il “gusto” di Venezia e dei suoi artisti nei primi anni del XX secolo, sia l’evoluzione del mercato dell’arte tra Italia e Germania in un periodo nel quale i governi italiani cercarono di regolamentare l’esportazione di opere d’arte attraverso leggi via via più severe nel tentativo di proteggere i tesori della nazione ed evitarne la perdita, un obiettivo che fu raggiunto solo in parte.
    Ottobre 2025
  • Borsa di studi per artisti
    Musica/Composizione
    da Ottobre 2025 a Dicembre 2025
  • Da Amalthea a Zenobia: la ricezione delle figure femminili dell'antichità nella Querelle dei sessi nell'Italia del XVI e XVII secolo
    Progetto di dottorato

    Storia moderna/Freie Universität Berlin, Prof. Dr. Daniela Hacke
    La Querelle des Sexes (o anche Querelle des Femmes) è un dibattito che ha interessato tutta l'Europa dal tardo Medioevo fino al XIX secolo, in cui donne e uomini discutevano della posizione dei sessi nella società, nella religione e nella filosofia. Le donne potevano essere sia oggetto che soggetto di questa disputa. Al centro del dibattito c'era spesso la questione della superiorità o inferiorità della donna, per la cui dimostrazione venivano utilizzate figure femminili dell'antichità come esempi storici.

    La mia tesi di dottorato si concentra sulla questione, finora trascurata, se e in che modo esistano differenze di genere nella selezione e nella funzione di questi esempi. Figure antiche come Lucrezia, Cleopatra o Didone sono intese come strumenti di argomentazione flessibili, che gli autori e le autrici dell'età moderna utilizzavano strategicamente a seconda del contesto, sia per rafforzare le rivendicazioni femminili che per stabilizzare le immagini tradizionali dei generi. Si esamina se gli autori maschi e femmine interpretino in modo diverso gli stessi personaggi antichi o se siano riconoscibili modelli di selezione e interpretazione specifici per genere.

    Sebbene la ricezione delle figure femminili dell'antichità fosse un fenomeno paneuropeo, il lavoro si concentra sull'Italia. Qui autrici come Marinella, Fonte, Tabotti, Gambara e Cereta hanno influenzato in modo significativo la querelle. Molti testi fanno riferimento intertestuale l'uno all'altro, sono stati ampiamente recepiti e costituiscono documenti centrali del dibattito sul genere. L'obiettivo è un'analisi sistematica e comparativa dell'uso delle biografie femminili antiche: sia della loro selezione che della loro funzione argomentativa. Si esamina come la ricezione sia cambiata tra il XVI e il XVII secolo e quali figure siano state preferite in determinati contesti.
    L'attenzione si concentra sulla ricezione come appropriazione attiva: le figure antiche non sono state semplicemente tramandate, ma consapevolmente strumentalizzate per i dibattiti dell'età moderna, adottate in modo affermativo o reinterpretate in modo mirato. Vengono inoltre analizzate le interazioni tra i testi antichi e quelli dell'età moderna, nonché le strategie specifiche di genere come parte di un discorso più ampio sui modelli di ruolo e l'ordine sociale.

    L'attenzione è rivolta alle autrici veneziane come Moderata Fonte e Lucrezia Marinella, che hanno reinterpretato personaggi come Cleopatra non come monito morale, ma come simboli di saggezza politica e forza intellettuale. Ciò dimostra la dinamica e l'influenza femminile sulla ricezione delle figure femminili dell'antichità. A completamento, vengono citati scritti di Giuseppe Passi, Cristofano Bronzini, Mario Equicola, Ludovico Domenichi, Galeazzo Flavio Capra e Domenico Bruni.
    Il mio progetto si colloca quindi all'intersezione tra letteratura, storia della ricezione e studi di genere. Si basa su trattati a stampa, lettere, testi biografici e testamenti provenienti dal Nord Italia, conservati principalmente nelle biblioteche e negli archivi di Venezia.

    Parole chiave: ricezione dell'antichità, discorsi sul genere
    Ottobre 2025
  • Fluvio-Grafia. Dalla sorgente al delta: dare voce ai fiumi - rimodellare il loro futuro
    Progetto di abilitazione | Fritz Thyssen Stiftung

    Filologia romanza (francese/italiano))
    I testi dell’ultimo secolo mostrano in modo impressionante come il Po e la Durance, due fiumi alpino-mediterranei, non solo abbiano ispirato le nostre rappresentazioni e narrazioni, ma abbiano anche profondamente influenzato le culture dell’acqua e la memoria collettiva. Questi fiumi incarnano un importante patrimonio geografico, ecologico ed emozionale, rendendo visibili le sfide che i sistemi fluviali affrontano nell’Antropocene.

    Il Po e la Durance hanno lasciato un’impronta duratura nella storia della Francia meridionale e dell’Italia settentrionale: hanno irrigato le terre, nutrito le popolazioni e permesso la prosperità di città come Sisteron, Marsiglia, Torino e Venezia. Spesso paragonati ad alberi della vita – uno in Provenza, l’altro nel nord Italia – questi fiumi, che nascono entrambi nelle Alpi francesi (la Durance e la Dora, un affluente del Po, sgorgano addirittura dalla stessa sorgente), riflettono le politiche di gestione fluviale in Francia e in Italia. I testi letterari e documentari testimoniano le antiche strutture fluviali intrecciate, gli ecosistemi unici, le zone umide e i delta, ricordando un patrimonio quasi perduto.

    Oggi, il Po e la Durance sono sempre più esposti a condizioni estreme come siccità ricorrenti o alluvioni, aggravate dai cambiamenti climatici, dallo scioglimento dei ghiacciai e da diverse pratiche di gestione fluviale (protezione dalle inondazioni, costruzione di dighe, canalizzazioni, sviluppo del territorio e impianti nucleari, tra gli altri). I testi e gli studi documentano queste profonde trasformazioni dei fiumi sotto la pressione umana e delineano talvolta scenari distopici per il loro – e dunque per il nostro – futuro. Tuttavia, offrono anche prospettive innovative per la “riparazione dell’acqua” (Rey, 2021).

    Questa analisi ecocritica della fluvio-grafia del Po, della Durance e dei loro affluenti esamina l’evoluzione delle nostre culture dell’acqua e dimostra come le rappresentazioni letterarie di questi corsi d’acqua non solo aumentino la consapevolezza sui fiumi minacciati, ma possano anche suggerire soluzioni. Queste opere rivelano che la fluidità dei fiumi va ben oltre gli aspetti ecologici, intrecciandosi profondamente con il flusso della vita, del linguaggio, delle emozioni e dell’immaginazione. “When the Rivers Run Dry” (Pearce, 2019) non documenta solo il processo di scomparsa dei fiumi, ma anche la perdita delle parole per descriverli. La rappresentazione della libertà diventa più difficile, mentre il senso del sublime lascia sempre più spazio alla malinconia e al lutto.

    Parole chiave:
    Fluvio-grafia; culture dell’acqua; fiumi (intrecciati); gestione fluviale; storia dell’acqua; filosofia dell’acqua.
    da Febbraio 2025 a Gennaio 2026
  • Musicologia, Teoria della musica
    da Ottobre 2025 a Febbraio 2026
  • Concetti scenici nel Primo Novecento: il teatro musicale di Gian Francesco Malipiero
    Progetto Postdoc

    (Musicologia, HfMT Köln)
    In questo progetto di ricerca postdoc indago i concetti scenici nel teatro musicale di Gian Francesco Malipiero (1882-1973). Egli fu una forza centrale nella riforma dell'opera italiana durante l'ascesa del fascismo in Italia. A tal fine, traccerò un ampio quadro delle pratiche teatrali con un'attenzione decisamente critica al contesto politico e socio-culturale del Primo Novecento. Come parte della Generazione dell'ottanta, Malipiero si impegnò in un discorso nazionalista per creare una 'musica nazionale'. Su questa base, prende le distanze dalla tradizione ottocentesca del melodramma e si rifà alla musica antica, alla commedia dell'arte, al futurismo, ai Ballets Russes, alla pantomima e al teatro grottesco. Ha pubblicato oltre 30 opere teatrali che sono state rappresentate in Italia e in Germania e che sono state descritte come “teatro musicale sintetico”. Mentre gli aspetti estetici e contestuali sono stati investigati in dettaglio, resta un compito di connettere agli studi sul livello scenico delle opere di compositori come Richard Wagner o Giacomo Puccini e di indagare anche la dimensione scenica del nuovo teatro musicale. Il mio progetto è basato su questo campo interdisciplinare della ricerca sulla storia dell'opera. La mia attenzione all'interazione tra musica, drammaturgia e scena mira ad esplorare criticamente la natura multimediale dell'opera nel contesto degli sconvolgimenti politici.
    da Ottobre 2025 a Gennaio 2026

Persone/progetti futuri


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