Centro Tedesco di Studi Veneziani

Persone/progetti attuali

Settembre 2023

  • Max Liebermann e l'Italia: Uno sguardo su Venezia e il Settentrione
    Progetto di dottorato

    Storia dell'arte, Universität Heidelberg, Prof. Dr. Henry Keazor
    Il progetto di dottorato "Max Liebermann e l'Italia. Mobilità, politica culturale e ricezione" (titolo provvisorio) intende affrontare uno scambio ancora inesplorato: quello fra il pittore Liebermann (1847-1935) e l'Italia, la produzione dell’artista, la sua pratica espositiva, il collezionismo e la ricezione.

    Mettendo a fuoco il rapporto intrattenuto da Liebermann con l’Italia settentrionale, si dedicherà una particolare attenzione alle città di Venezia, Trieste e Milano. Un album di schizzi ci mostra quali impressioni Venezia, meta del suo primo viaggio in Italia, abbia esercitato sul giovane artista nel 1878. Il pubblico italiano poté conoscere per la prima volta la produzione artistica di Liebermann nel 1895, durante la Prima Esposizione Internazionale d’Arte della Città di Venezia. In seguito alla seconda Esposizione Internazionale d’Arte, l’opera Lavoratrici di merletti (1893) venne accolta nella nascente Galleria Internazionale d’Arte Moderna. A quella mostra ne sarebbero seguite altre sei. Il Museo Revoltella di Trieste conserva inoltre il ritratto del collega Umberto Veruda, eseguito da Liebermann a Berlino nel 1898. Il quadro Bagnanti (1899) si trova oggi presso la Galleria d'Arte Moderna di Milano. L’unica mostra monografica – dal titolo “Max Liebermann. L’odierna arte del bianco e nero” – venne allestita nel 1924 presso la Galleria Pesaro di Milano.

    Nei critici d’arte Vittorio Pica e Guido Lodovico Luzzatto Liebermann trovò convinti sostenitori, i quali ravvisarono in lui uno dei più energici innovatori della pittura tedesca e contribuirono così al fatto che in Italia egli venisse recepito come uno dei più illustri pittori tedeschi contemporanei. Prendendo in considerazione le rassegne italiane dell’epoca andrà nondimeno investigata l’esistenza di eventuali voci critiche e analizzato quali sviluppi abbia conosciuto la ricezione di Liebermann in seguito all’avvento del fascismo in Italia e del nazionalsocialismo in Germania.
    da Aprile 2023 a Settembre 2023
  • Opus musaicum - un dittico di installazioni audiovisive
    1/ Opus Reticulatum e 2/ Opus Incertum
    Borsa di studio per artista

    Musica/Composizione (Website: https://www.claramaida.com)
    Nella mia scrittura strumentale ho sviluppato reti cinetici costituite dall’assemblaggio di piccole unità sonore mobili le cui interconnessioni si dissolvono e si riformano continuamente, creando aggregati effimeri, una trama malleabile, una sorta di cartografia sonora in costante divenire. Questo mosaico astratto e mutevole non è mai predeterminato. In una temporalità che può essere percepita, sia come esplosa se si cerca di identificare oggetti sonori precisamente definiti, sia come flusso continuo, i processi e loro traiettorie polidirezionali generano una riconfigurazione permanente delle situazioni musicali, un fragile assetto di frammenti.

    Da qualche anno ho iniziato ad esplorare altre vie realizzando installazioni audiovisive (musica elettroacustica, oggetti dipinti, dipinti su tela, un video animato).

    Affascinata dalla tecnica del mosaico, dell’assemblaggio, del collage, della connettività, sia nelle mie opere musicali che visive, l’obiettivo di questo progetto è la creazione di un dittico di installazioni audiovisive che funzionerà come un mosaico sonoro e visivo animato.

    Il titolo del dittico è Opus Musaicum. Si compone di due parti, Opus reticulatum e Opus incertum. Questi due titoli evocano due tecniche di mosaico vicine alla mia scrittura musicale.

    L’opus reticulatum si basa su una maglia reticolare di piccoli frammenti che risuona nelle strutture sonore rizomiche che sviluppo.

    L’opus incertum utilizza l’assemblaggio di piccolissimi frammenti le cui forme e dimensioni sono tagliate in modo irregolare e il cui schema è casuale. Ne risulta una sorta di Ripetizione e Differenza (cfr. Differenza e Ripetizione, un libro del filosofo Gilles Deleuze). Ad ogni ripetizione del gesto viene introdotta una leggera modifica. Questa possibilità di varie declinazioni dello stesso procedimento (l’assemblaggio di frammenti, per esempio) è anche al centro della mia scrittura.

    Il titolo del progetto crea un ponte tra la creazione musicale e il lavoro del mosaico. In effetti, i termini "mosaico" e "musica" hanno la stessa etimologia. E il termine "opus" si riferisce alle varie tecniche di mosaico e anche all’opera musicale classificata nel passato in opus numerato.

    L’obiettivo di questa installazione audiovisiva (musica elettroacustica e proiezione di un video animato astratto) è quello di ripristinare la dimensione frammentaria della struttura di Venezia che è stata costruita su un mosaico di isole e isolotti. In questa cartografia labirintica la funzione dei canali è quasi "sinaptica" come se favorissero la circolazione tra le "cellule" di un organismo urbano. La trama strutturale dell’installazione artistica richiamerà la mappa della città, con il suo incrocio di canali e superfici urbani. La dimensione animata dell’immagine proiettata proporrà una serie di declinazioni delle potenzialità urbane, come se la città potesse modulare le traiettorie delle sue ramificazioni.

    Inoltre la città è costituita da molte superfici di riflessione e diffrazione, sia sonore che visive. I riflessi degli edifici nell’acqua ondeggiano secondo il movimento delle onde. La parte metallica anteriore delle gondole mostra uno specchio deformante. La qualità acustica è anche unica. I suoni rimbalzano sui muri delle case nei vicoli stretti o riecheggiano e riempiono spazi più vuoti. I pontili galleggianti producono stridii, le cui frequenze e ritmi variano secondo l’ampiezza dei vortici. Venezia sembra produrre vibrazioni moltiplicate, come se une città spettrale si innestasse sulla città reale.

    Il mio soggiorno a Venezia mi permette di raccogliere del materiale che intendo utilizzare per questo caleidoscopio mobile sonoro e visivo. La registrazione di alcuni suoni della città, che sono vicini alla mia estetica strumentale, fornirà materiale per la parte musicale dell’installazione (lo stridìo dei pontili galleggianti o delle persiane mosse dal vento, le stratificazioni ritmiche a volte complesse delle grida degli uccelli, gli scossoni delle barche ormeggiate a causa del movimento dell’acqua, ad esempio). Un’intera serie di fotografie e brevi video della città sarà utilizzata anche per il video animato (riflessi ondulatori, diffrazione e astrazione se si ingrandiscono i dettagli degli oggetti riflessi).

    Tuttavia, l’approccio non è narrativo, ma consiste piuttosto nel proporre la ricomposizione poetica di uno spazio sospeso e mobile, una struttura che ricorda la dimensione potenzialmente effimera di qualsiasi spazio urbano (e Venezia potrebbe infatti essere sommersa dal mare oltre che sprofondare in esso), la fragilità e l’instabilità dei punti di equilibrio di qualsiasi struttura, che sia viva o architettonica.
    da Luglio 2023 a Settembre 2023
  • Borsa di studio per artista
    Musica e spazio

    Musica/Composizione (Website https://www.gordonwilliamson.de/)
    Durante il mio soggiorno al DSZV sto lavorando a due progetti. In primo luogo sto ultimando una nuova canzone: il brano Drei Drei è basato su un testo di Kurt Schwitters e sarà eseguito in prima assoluta alla fine di agosto ad Hannover da Peter Schöne (baritono) e Christoph Hahn (pianoforte). L'occasione del concerto è il 30° anniversario del Neues Ensemble Hannover.

    Il mio obiettivo principale a Venezia è un nuovo brano per ottetto di sassofoni. Dopo diversi successi con il Quasar Quartett di Montreal, Canada, tra cui la mia composizione spaziale breathing room, ho ricevuto una commissione per un nuovo brano per il Quasar Quartett e il Stockholm Saxophone Quartet. Il nuovo pezzo continuerà a esplorare il tema della musica e dello spazio: la simmetria della strumentazione si riferirà a diversi aspetti del brano: La collocazione nello spazio e i materiali musicali e acustici. Oltre ai miei schizzi iniziali per il pezzo, guarderò anche alla tradizione veneziana di musica e spazio - da Gabrieli a Nono. Anche la Biennale di Architettura sarà certamente una fonte di ispirazione.
    da Luglio 2023 a Settembre 2023
  • ‘Everyday Humanism’ and Medical Greekness in Early Modern Italy (1550-1669)
    Storia/University of Cambridge, Prof. Mary Laven
    La mia ricerca di dottorato si occupa della presenza di guaritori, speziali e botanici greci, cristiani d’Oriente e convertiti provenienti dall’Impero Ottomano e lo Stato da Mar veneziano nell’Italia del Cinquecento e Seicento. Prendendo spunto da nuovi studi nel campo della storia della medicina e della scienza che restituiscono un’immagine più plurale ed inclusiva della medicina in Età Moderna, il mio progetto vuole dimostrare che questi migranti orientali potevano raggiungere lo status di esperti nell’ambito della medicina quotidiana.

    Il progetto si concentra su mestieri che a volte potevano venir svolti da persone provenienti dal Mediterraneo Orientale come, ad esempio, il mestiere del saltimbanco, bottegaio, spezialotto, aromatario, profumiere e (verso la fine del Seicento) del caffettiere e cioccolatiere. In Età Moderna, gli abitanti della penisola italiana erano soliti consultare questi esperti forestieri nella speranza di ottenere da loro del sapere medico e botanico “alternativo”. Inoltre, il progetto si interessa particolarmente di alcuni casi di guaritrici greche che a Venezia, Siena e Roma tentarono di ottenere dalle autorità sanitarie locali dei brevetti o licenze per le loro attività mediche.

    Il progetto si concentra su città portuali particolarmente cosmopolite come Venezia, Livorno, Ancona, Palermo e Napoli, così come su città interne come Siena e Roma. Da un punto di vista temporale, il progetto si interessa del periodo dal 1550 al 1669, considerato un periodo di intensi contatti interculturali così come di immigrazione in seguito alle conquiste ottomane di Chios, Cipro e Candia.
    da Giugno 2023 a Settembre 2023
  • Il Libro di Ester a Venezia nell'età moderna. Gli intrecciamenti di un soggetto ebraico-cristiano tra innovazione e formazione
    Post-doc/Fritz Thyssen Stiftung

    Storia dell'arte
    Come tema figurativo, recepito nel periodo moderno attraverso le culture religiose e rappresentato nell'arte cristiana nonché nell'arte ebraica, il libro biblico di Ester fu soggetto a una serie di innovazioni mediali e interpretative che nel corso del XVII secolo si consolidavano a tradizioni figurative più costanti. Queste si sviluppavano nel contesto multireligioso veneziano influenzate dai numerosi punti di contatto tra la ricezione ebraica e cristiana, e cioè coincidenze delle tradizioni esegetiche, la circolazione delle immagini e la percezione reciproca della letteratura, del teatro e delle usanze religiose.

    Malgrado l'intrecciamento religioso della ricezione del Libro di Ester, la lettura teologica del testo biblico si configura sommamente differenziata in tutte e due le religioni. Nella tradizione ebraica il Libro di Ester viene percepito come testo liturgico che viene recitato durante la festa di Purim e che ha acquistato significato come racconto sulla diaspora, paragonabile agli svolgimenti di quell'epoca: Gli ebrei ricacciati dalla penisola iberica e costretti alla conversione, facendo parte della cosiddetta Natione Ponentina, ottenevano dal 1589 il diritto di residenza a Venezia e trovavano nella figura di Ester un modello messianico assimilabile alle loro vite. Nell'arte cristiana l'attenzione per Ester e le sue interpretazioni tipologiche e mariologiche rappresentavano un mezzo per posizionarsi all'interno dei discorsi sulla formazione delle confessioni, che erano corroborate attraverso il Concilio di Trento, dove era stato deciso di accogliere il Libro, finora tenuto come apocrifo, insieme con le aggiunte greche della Septuaginta nel canone biblico. Malgrado la canonizzazione e il ruolo culturale sempre più rilevante in tutte e due le religioni esistevano delle riserve teologiche attraverso il racconto biblico che risalivano a un solo motivo, cioè l'omissione del nome di Dio.

    Con la sua ambivalenza teologica il Libro di Ester aveva impatti diversi sulle tradizioni visive che si formavano a partire dal XVII secolo: Insieme al rinnovato interesse per il Vecchio Testamento come soggetto d'arte l'ambivalenza del Libro di Ester offriva nuove opportunità di staccare il tema dal contesto biblico e di allargare i suoi riferimenti a delle interpretazioni profane e di aggiungere alle letture tradizionali mariologiche e allegoriche nuovi soggetti, che si spingevano avanti, come "Lo svenimento di Ester", che era sempre più erotizzato nel corso del XVII secolo. Nell'arte ebraica l'omissione del nome di Dio permetteva un'attitudine liberale attraverso le immagini, quindi le autorità rabbiniche approvavano i rotoli di Ester illuminati per l'uso privato. Come un altro allontanamento dalle regolazioni religiose si può capire la innovazione mediale delle decorazioni grafiche stampate dei rotoli di Ester che comportavano delle collaborazioni tra artisti ebraici e cristiani. Il progetto vuole dimostrare gli intrecci tra le tradizioni visive delle due religioni, inoltre i modi di assorbimento del soggetto di Ester condivisi nell'arte ebraica e cristiana e pure gli impatti che risultano dal contesto religioso-culturale relativo agli sviluppi artistici.
    da Gennaio 2023 a Dicembre 2023
  • I soggiorni di Marquard Gude (1635-1689) in Veneto:
    Biblioteche, manoscritti e reti di studiosi
    Postdoc

    Storia medievale, paleografia/codicologia
    Nel corso della sua vita, il filologo e studioso Marquard Gude acquistò una monumentale collezione di codici latini e greci del Medioevo e del Rinascimento con grande zelo, molti viaggi, un’intensa attività di ricerca e notevoli spese. Particolarmente importanti per ricostruire come si formò la biblioteca di Marquard Gude sono i suoi viaggi nel Brabante, nelle Fiandre, in Francia e in Italia, e successivamente anche in Germania. Durante il suo soggiorno in Italia, Gude acquistò manoscritti e incunaboli, tra l'altro a Padova e a Venezia. Da Venezia giunsero anche diversi incunaboli, che furono poi acquistati per la biblioteca ducale di Weimar. In Italia, Gude aveva inoltre visitato biblioteche ecclesiastiche e pubbliche, collazionato manoscritti e coltivato contatti con studiosi locali. Il soggiorno di ricerca presso il Centro Tedesco di Studi Veneziani si propone, da un lato, di ricostruire il quadro storico e la rete di relazioni di Gude in Veneto e, dall'altro, di individuare ed esaminare più da vicino le fonti manoscritte che Gude consultò o collazionò, soprattutto nella Biblioteca Marciana.
    da Luglio 2023 a Settembre 2023
  • Scomparso? Tracce di attività predicatoria carmelitana a Venezia
    Postdoc

    Storia (Medioevo)
    Nel medioevo la maggior parte delle fonti, in generale, è costituita dai sermoni – essi sono numerosissimi e vengono sottostimati riguardo alla loro importanza. Le ricerche sulla cultura predicatoria degli ordini mendicanti, fino ad ora, si sono concentrate soprattutto sui Francescani e Domenicani. I Carmelitani invece sono stati trascurati.
    Fino a pochi decenni fa era conosciuta soltanto un'unico sermone carmelitano medievale. Che questa situazione non rifletta correttamente la realtà della tradizione sembra palese, dato che la ragion d'essere dell'ordine era la predicazione. Nel frattempo sono state trovate altri sermoni e ciò che li distingue è il loro forte riferimento alla realtà contemporanea. Nell'insieme europeo dei sermoni i Carmelitani erano ritardatari. Espulsi dalla Terra Santa dovettero crearsi, con l'aiuto del papato, una nuova esistenza in Europa. Da eremiti divennero monaci mendicanti. All'interno dei loro sermoni, i Carmelitani riflettevano sulla propria storia migratoria che a partire dal 1230 li aveva condotti dalla Terra Santa all'Europa. Esse contemplavano le difficoltà associate al processo di integrazione nelle strutture istituzionali esistenti. Ripetutamente dovettero ridefinire la loro identità conciliando gli ideali eremitici dell'Oriente con le linee guida degli ordini mendicanti dell'Occidente.
    I Carmelitani erano presenti a Venezia fin dall'anno 1285. Come loro convento rappresentativo figurava S. Maria dei Carmini a Dorsoduro, dove rimasero fino al 1810, quando venivano soppressi attraverso Napoleone. Sono progettate delle ricerche sul destino della biblioteca del monastero, i cui volumi più preziosi sono stati portati in un deposito centrale a Padova dal quale sono stati distribuiti ulteriormente. Inoltre sono da identificare dei manoscritti di sermoni dei Carmelitani veneziani finora sconosciuti.
    La ricerca sui sermoni non serve soltanto a identificare dei testi finora sconosciuti e alla loro edizione che aumenterà il numero delle fonti, ma essa irradia anche su altre aree: Sermones aiutano a capire le diverse culture di conoscenza che sono radicate all'interno del loro rispettivo contesto (pastorale). I Sermones non trattano solo un'ideale ortodosso, bensì anche la realtà eterodossa all'interno delle città tardo-medievali. Perciò i sermoni sono sempre da intendersi come importante contributo alla storia sociale, economica e istituzionale del Medioevo.
    da Agosto 2023 a Ottobre 2023
  • Tacito come “bussola pei comportamenti” nella corte: i libretti di Elio Seiano di Nicolò Minato (1667)
    Post-doc

    Musicologia
    Lo studioso del teatro d’opera conosce Nicolò Minato come prolifico autore di drammi per musica e oratorii, cantati a Venezia e a Vienna nella seconda metà del Seicento. Ma prima di cimentarsi col teatro d’opera, nel 1645 a Venezia, Minato dà alle stampe Eruditioni per li cortigiani, un dotto trattato di comportamento che in quaranta capitoli argomenta alcuni dei temi più battuti della trattatistica cortigiana coeva. L’esposizione si appoggia ad ‘aneddoti’ tratti da Seneca, Svetonio, Plutarco, Appiano, e soprattutto dagli Annali di Tacito. Il trattato è importante non soltanto per la singolare tradizione che lo colloca a tutti gli affetti in una prospettiva di respiro europeo (Minato basa il suo lavoro su opere di Eustache de Refuge e Girolamo Canini D’Anghiari, tra le altre, rilette attraverso la versione latina di Eusebius Meisner), ma anche perché offre considerevole spazio alle vicende relative a una figura ricorrente nella letteratura secentesca: si tratta di Elio Seiano, prefetto del pretorio romano che, come ricorda Tacito nei libri IV e V degli Annali, fu elevato dall’imperatore Tiberio alle più alte cariche dell’impero. A Seiano, caduto in disgrazia per eccesso d’ambizione presso lo stesso imperatore che l’aveva favorito, le Eruditioni dedicano numerosi passi e un intero capitolo. Ed è senz’altro da queste pagine che nel 1667 Minato trarrà il soggetto per la stesura di due drammi ‘gemelli’, ossia concepiti come un vero e proprio dittico da inscenarsi in due sere consecutive nel teatro di S. Salvatore, La prosperità di Elio Seiano e La caduta di Elio Seiano, per musica di Antonio Sartorio. Quest’ultimo, Kapellmeister in Hannover, mette mano all’opera col chiaro obiettivo di magnificare il casato Hannover, come tra l’altro testimoniano la dedica a Johann Friedrich e a Sophie Amalia regina di Danimarca.

    La fonte dichiarata nel libretto è Tacito, ovvero la massima autorità in materia di filosofia politica agli occhi del Seicento europeo, oggetto di studi e volgarizzazioni. Una lunga teoria di intellettuali ed eruditi traduce e commenta Tacito, e i suoi scritti sono alimento quotidiano per gli accademici veneziani, Incogniti, Discordanti e Imperfetti, cenacolo quest’ultimo a cui Minato stesso aderisce. Nella storia della Roma imperiale come la tramandano gli Annali si legge una lampante allegoria della corruzione delle corti principesche (basti pensare all’Incoronazione di Poppea dell’Incognito Busenello); e se è vero che il palazzo imperiale è per eccellenza il teatro delle rivalità intestine, lo studio delle azioni dei grandi – anche le più inconfessabili – acquista un robusto, machiavellico intento didattico: l’antico è assunto non solo come esempio negativo e antifrastico bensì in primis come paragone analogico per descrivere la realtà contemporanea. Così la lezione di Tacito diventa una «bussola pei comportamenti», un «vademecum per vivere e sopravvivere nelle corti».

    La fortuna della Prosperità di Elio Seiano, una delle opere più rappresentate di Sartorio, è documentata dalle numerose riprese. Il dittico di Minato fornisce una testimonianza complessa e interessantissima per lo studio della ricezione della materia tacitiana nell’àmbito del teatro d’opera, i cui motivi s’intrecciano con ispirazioni di natura libertina, in primis con la produzione letteraria degli accademici Incogniti. Lo studio puntuale dei due drammi concernenti Elio Seiano e l’edizione critica dei rispettivi testi drammatici porterebbe alla luce aspetti notevoli in una prospettiva interdisciplinare (l’argomento interessa egualmente storia, arti letterarie, performative, iconografiche), non tralasciando riflessioni sul significato del messaggio dello storico romano negli anni d’oro della divulgazione del melodramma in Venezia e oltre: alias guardando alla diffusione del dramma per musica nelle corti europee.

    L’obiettivo del progetto è l’approntamento dell’edizione critica dei due libretti relativi a Elio Seiano corredati da un’ampia introduzione volta a contestualizzare l’opera nel rispetto dello studio della trattatistica coeva e della letteratura d’impronta libertina (alias Incognita). L’introduzione illustrerà il contesto generativo delle ‘opere gemelle’, gli antecedenti storico-letterari, la struttura dei drammi e le convenzioni drammaturgiche impiegate.
    da Settembre 2023 a Novembre 2023

Persone/progetti futuri


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